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Monograph to Print
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Pubblicazione:Milano : Baldini & Castoldi, 1996
Abstract: Gli animali piangono. O almeno emettono suoni che esprimono dolore e sofferenza, e in molti casi sembrano chiedere aiuto. Le persone comuni non hanno difficoltà a credere che i loro cani, gatti, pappagalli e cavalli provino sentimenti primari come il dolore, la gioia, la rabbia e la paura. Ma la scienza ufficiale no: teme di essere tacciata di "antropomorfismo", e preferisce chiudere gli occhi di fronte agli orsi che contemplano rapiti il tramonto o agli elefanti che si fermano a osser ...;
[Read more...]Gli animali piangono. O almeno emettono suoni che esprimono dolore e sofferenza, e in molti casi sembrano chiedere aiuto. Le persone comuni non hanno difficoltà a credere che i loro cani, gatti, pappagalli e cavalli provino sentimenti primari come il dolore, la gioia, la rabbia e la paura. Ma la scienza ufficiale no: teme di essere tacciata di "antropomorfismo", e preferisce chiudere gli occhi di fronte agli orsi che contemplano rapiti il tramonto o agli elefanti che si fermano a osservare le ossa dei loro congiunti. Per molti aspetti, siamo rimasti ai tempi di Cartesio, secondo cui gli animali sono "bruti insensibili", macchine comandate dall'istinto e dagli automatismi. Dalle scimmie che imparano il linguaggio dei sordomuti ai delfini che inventano giochi, ma senza trascurare polipi dispettosi e pappagalli che sembrano avere compreso il significato delle parole che pronunciano, Jeffrey Masson e Susan McCarthy, con rigore scientifico e passione contagiosa, ci insegnano a considerare gli animali in modo nuovo: non possiamo più ignorare i loro sentimenti, e abbiamo obblighi verso di loro come verso i nostri simili. "Un orso non riuscirà mai a comporre la Nona sinfonia di Beethoven, ma non ci riuscirà neppure il nostro vicino di casa. Noi non concludiamo per questa ragione che abbiamo la libertà di sperimentare su di lui, di dargli la caccia per divertimento o di mangiarlo come cibo."