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Pubblicazione:Torino : Bollati Boringhieri, 2000
Abstract: La 'scelta' è la condizione imprescindibile per la quale un medico è un medico. Ogni 'scelta' medica, nell'interesse primario del malato, andrebbe fatta con 'scienza e coscienza', in autonomia e responsabilità, disponendo di più possibilità razionali. In nessun caso essa può voler dire arbitrarietà. Tuttavia vi sono tendenze politiche e culturali che, per ragioni soprattutto finanziarie, vedono nella scelta del medico addirittura un problema di 'eccesso di libertà'. Da ciò nasce la ten ...;
[Read more...]La 'scelta' è la condizione imprescindibile per la quale un medico è un medico. Ogni 'scelta' medica, nell'interesse primario del malato, andrebbe fatta con 'scienza e coscienza', in autonomia e responsabilità, disponendo di più possibilità razionali. In nessun caso essa può voler dire arbitrarietà. Tuttavia vi sono tendenze politiche e culturali che, per ragioni soprattutto finanziarie, vedono nella scelta del medico addirittura un problema di 'eccesso di libertà'. Da ciò nasce la tentazione di 'amministrare' la medicina condizionandola, soprattutto, con il recupero di presunte certezze usate come vincoli o come guide. Ciò avviene nel momento in cui il malato si afferma nella sua unicità e singolarità, e profonde trasformazioni sociali premono per ridiscutere la razionalità dell'agire medico. La vera sfida non è amministrare la libertà di un medico ma educare la medicina affinché esprima una cultura pragmatica della convenienza. Educare alla scelta conveniente vuol dire educare il medico al giusto, al bene, al meglio ma rispetto a circostanze concrete, ordinarie, contingenti. Liberare o amministrare la scelta medica: da questa alternativa dipendono due tipi diversi di medicina e, in definitiva, il grado di civiltà della nostra società.