Abstract: Anche nel più piccolo comune d'Italia c'è una lapide, ormai ingrigita dal tempo, con su scalpellati decine di nomi, freddi, marmorei, sideralmente lontani. Sono i caduti della prima guerra mondiale: quelli che non tornarono dalle maledette, fangose trincee. Le vittime di uno dei più orrendi massacri di tutti i tempi. Erano partiti da un'Italia ancora contadina, li avevano vestiti di grigioverde e posti agli ordini di un generale, aristocratico, fiero, scontroso, testardo taciturno piem ...;
[Read more...]Anche nel più piccolo comune d'Italia c'è una lapide, ormai ingrigita dal tempo, con su scalpellati decine di nomi, freddi, marmorei, sideralmente lontani. Sono i caduti della prima guerra mondiale: quelli che non tornarono dalle maledette, fangose trincee. Le vittime di uno dei più orrendi massacri di tutti i tempi. Erano partiti da un'Italia ancora contadina, li avevano vestiti di grigioverde e posti agli ordini di un generale, aristocratico, fiero, scontroso, testardo taciturno piemontese: Luigi Cadorna. Era un uomo di ferro, dal pungo di ferro. Prese un esercto "scassato" e svenato dalla guerriglia libica e lo forgiò a sua immagine e somiglianza. Dal 24 maggio 1915 alla rotta di Caporetto nell'autunno del 1917, Cadorna guidò, praticamente da solo, la più potente armata della storia unitaria d'Italia.