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Filmic material
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Pubblicazione:[Houghton-le-Spring] : Voiceprint, [2010]
Abstract: La prima cosa che mi ha colpito facendo aumentare a dismisura il lavorio dei miei - già sovraeccitati, a dire il vero - ingranaggi cerebrali è stata l'evidente ed innegabile origine estetica e rappresentativa di "200 motels", questo documentario surrealista: il mondo capovolto delle droghe psichedeliche. Ma questo non avrebbe suscitato in me nessun particolare ragionamento se a scrivere il film fosse stato un Leary, un Thompson o un Borroughs qualsiasi.
Il cortocircuito nasce invece d ...;
[Read more...]La prima cosa che mi ha colpito facendo aumentare a dismisura il lavorio dei miei - già sovraeccitati, a dire il vero - ingranaggi cerebrali è stata l'evidente ed innegabile origine estetica e rappresentativa di "200 motels", questo documentario surrealista: il mondo capovolto delle droghe psichedeliche. Ma questo non avrebbe suscitato in me nessun particolare ragionamento se a scrivere il film fosse stato un Leary, un Thompson o un Borroughs qualsiasi.
Il cortocircuito nasce invece dal fatto che l'eclettico, pluriapprezzato, genialoide, musicista e arrangiatore Zappa, sia sempre stato un artista drugs-free, seppur immerso nel magma allucinatorio degli anni '70. Sorge quindi spontanea la conclusione che indipendentemente dall'uso o meno di acido lisergico e cannabis, la grande rivoluzione culturale sessantottina, anche se catalizzata da composti psicoattivi, abbia avuto di per sé una potenza travolgente in grado di modificare in maniera dirompente l'immaginario, i rapporti col mondo e col prossimo, l'idea stessa di arte, di un'intera generazione e di un'intera, più o meno consapevole società. Frank Zappa, esponente indiscutibile della musica più rivoluzionaria dei tempi, suo malgrado, è travolto e sommerso dall'ondata psichedelica che da tentativo di ribellione (fallita o meno poco importa) diventa un modus vivendi radicale.
Mi dilungo a parlare dei presupposti di "200 motels" perché sul film in sé non c'è molto da dire se non: guardatelo, fruitelo, vivetelo. Può essere preso come un video musicale che si dà arie di feature-film, un condensato di follia per chi vuole sperimentare 98 minuti di schizofrenia, il reportage in acido di un concerto dei Mothers of invention, un trattato sgrammaticato sul perché la metà degli anni '60 erano un posto speciale ed un momento speciale di cui fare parte. Ma nessuna spiegazione, nessuna miscela di parole, musica e ricordi poteva toccare la consapevolezza di essere stato là, vivo, in quell'angolo di tempo e di mondo, qualunque cosa significasse (H.S. Thompson).
Per concludere, "200 motels" non è facilmente fruibile: i primi minuti ci si sbatte il muso contro, ma dopo la prima mezz'ora si cominciano a sentire strane vibrazioni lungo la colonna vertebrale ed alla fine ci troviamo intrappolati e impotenti nella testa pirotecnica di Frank Zappa.
Buon viaggio (Matteo Ruzza)