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Monograph to Print
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Autore:Fabbri, Fabio
Pubblicazione:Torino : UTET Libreria, 2009
Abstract: In una lettura di lungo periodo, la tradizionale scansione, finora proposta dalla storiografia, di un primo "biennio rosso", tutto segnato dalla violenza socialista e culminato nell'occupazione delle fabbriche del settembre 1920, cui seguì un "biennio nero" di santa reazione, di controrivoluzione preventiva al dilagare del socialismo in Italia, mostra i suoi limiti. In realtà, l'espressione "biennio rosso", con cui si definiscono gli anni 1919-1920 in Europa, non appare appropriata per ...;
[Read more...]In una lettura di lungo periodo, la tradizionale scansione, finora proposta dalla storiografia, di un primo "biennio rosso", tutto segnato dalla violenza socialista e culminato nell'occupazione delle fabbriche del settembre 1920, cui seguì un "biennio nero" di santa reazione, di controrivoluzione preventiva al dilagare del socialismo in Italia, mostra i suoi limiti. In realtà, l'espressione "biennio rosso", con cui si definiscono gli anni 1919-1920 in Europa, non appare appropriata per l'Italia, né rende conto della complessità della forze in campo. Essa è (e fu, a suo tempo) funzionale solo a giustificare la reazione fascista, che in realtà si sviluppò quando il timore di un pericolo rivoluzionario era ormai finito. Fabio Fabbri ricostruisce minuziosamente gli anni successivi all’armistizio fino alle elezioni del maggio 1921 mettendo a nudo le radici della repressione, prima ancora che si scatenasse la violenza squadrista: "Nel 1921 - annotò Gramsci - centinaia e centinaia di morti, migliaia di feriti, decine di migliaia di bastonati si aggiungono a quelli del 1920. Essi, per la stampa borghese, sono cancellati dalla storia e dalla memoria". Per recuperare quella "storia" e quella "memoria", questo libro ricostruisce le direttive sull'ordine pubblico, impartite dal Governo Orlando, dai giorni dell'armistizio fino all'incendio del quotidiano socialista, rivendicato dallo stesso Mussolini, quale "primo atto della guerra civile"; dà conto degli esiti dei tumulti per fame nell'estate del 1919, e dello stato d'assedio imposto al paese, in occasione dello sciopero di solidarietà con la Russia sovietica; documenta il rigido controllo sull'ordine pubblico impartito dal governo Nitti nei confronti delle agitazioni agrarie e del Primo Maggio del 1920; quantifica le dimensioni reali della "grande paura" dell'occupazione delle fabbriche; constata - insomma - come il ricorso alla reazione si fosse manifestato, come "psicologia diffusa", ben prima dell'eccidio di Palazzo d'Accursio, consumatosi a Bologna in occasione dell'insediamento della Giunta comunale socialista (21 novembre). Da allora lo squadrismo si scatenò in tutto il paese, utilizzando, col consenso degli apparati statali, la violenza armata quale strumento dirompente nel confronto politico e nella guerra civile dichiarata. La sanguinosa campagna elettorale per le elezioni del 15 maggio 1921, contrassegnata da circa 170 morti e decine di feriti, si concluse con l'ingresso alla Camera di 35 fascisti, tra cui gli organizzatori e i responsabili degli eccidi e delle rappresaglie squadriste.