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Pubblicazione:Torino : Edizioni di Comunità, c2002
Résumé/Synthèse: Il divieto di porre fine alla vita dei propri pazienti, o di prestare aiuto al loro suicidio, è uno dei piú antichi e rispettati precetti della deontologia medica. Esso si fonda, da un lato, sul tradizionale rispetto ippocratico per la vita umana, dall'altro sul principio etico dell'indisponibilità della propria vita. Oggi entrambi questi principî vengono ampiamente contestati e molti sostengono che una legislazione liberale non possa non consentire l'eutanasia e il suicidio assistito. ...;
[Tout lire...]Il divieto di porre fine alla vita dei propri pazienti, o di prestare aiuto al loro suicidio, è uno dei piú antichi e rispettati precetti della deontologia medica. Esso si fonda, da un lato, sul tradizionale rispetto ippocratico per la vita umana, dall'altro sul principio etico dell'indisponibilità della propria vita. Oggi entrambi questi principî vengono ampiamente contestati e molti sostengono che una legislazione liberale non possa non consentire l'eutanasia e il suicidio assistito. In questo libro Reichlin prende in esame, attraverso l'analisi di una ricca documentazione, le radici filosofiche della cosiddetta "teoria della sacralità della vita" e discute in modo equilibrato le ragioni sia di chi considera questo paradigma morale filosoficamente inconsistente sia di chi invece lo ritiene ancora proponibile.
Constatando le difficoltà cui vanno incontro sia le proposte liberalizzatrici di filosofi utilitaristi e liberali, sia i tentativi di giustificare filosoficamente il divieto della morte pietosa, Reichlin sviluppa una prospettiva alternativa che, concentrandosi sul rispetto per la persona, anziché sulla sacralità della vita, renda ragione dei limiti che la morale tradizionale pone alla disponibilità individuale della vita, pur ammettendo l'esistenza di casi in cui anticipare la morte non è contrario alla dignità della persona umana.