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Pubblicazione:Milano-Verona : A. Mondadori, 1934
Résumé/Synthèse: Un giovane ebreo, Giuseppe ben Mattia, arriva dalla natìa Gerusalemme nella grande e tumultuosa Roma, la capitale dell'impero, dove si governano le sorti del mondo. Appena te mesi prima un terribile incendio ha distrutto i quattro quartieri del centro della città, migliaia di edifici pubblici e di case private, ma la ricostruzione già ferve, perchè l'imperatore Nerone vuole che il centro risorga presto, più bello e imponente di prima. Giuseppe è a Roma con l'incarico di perorare la cau ...;
[Tout lire...]Un giovane ebreo, Giuseppe ben Mattia, arriva dalla natìa Gerusalemme nella grande e tumultuosa Roma, la capitale dell'impero, dove si governano le sorti del mondo. Appena te mesi prima un terribile incendio ha distrutto i quattro quartieri del centro della città, migliaia di edifici pubblici e di case private, ma la ricostruzione già ferve, perchè l'imperatore Nerone vuole che il centro risorga presto, più bello e imponente di prima. Giuseppe è a Roma con l'incarico di perorare la causa di tre ribelli di Giudea condannati ai lavori forzati, e questa missione potrebbe essere il primo gradino di una carriera luminosa. Egli possiede tutte le premesse di un grande avvenire, nobiltà di origini, profonda cultura, abilità politica, ambizione ardente; odia i romani e nello stesso tempo li ammira, poichè ne riconosce le virtù che li hanno resi padroni del mondo, ma il suo cuore è con la sua gente, indomita e insofferente del giogo di Roma, eternamente in rivolta. Inizia dunque da Roma la turbolenta vita pubblica di Giuseppe, ma ben presto la fedeltà alla patria e alla gente ebraica lo riporterà in Giudea. Ribelle, capo della resistenza a Jatapata, tornerà a Roma prigioniero e schiavo; liberato da Vespasiano, in suo onore si farà chiamare Flavio, e come Giuseppe Flavio pubblicherà quella storia delle Guerre giudaiche destinata a restare nei secoli quale eloquente testiminianza della grandezza- e della durezza - di Roma.
La fine di Gerusalemme è, compiuto in sè, il primo libro di una trilogia che Feuchtwanger dedicò alla figura di Giuseppe Flavio, personaggio ambiguo ma soffero, che sembra riassumere il dualismo dell'anima ebraica, patriota e cosmopolita, divisa tra l'intransigente fedeltà all'antica tradizione biblica e il richiamo del nuovo; ma anche simbolo di quella continua "posizione di resistenza" che da allora è sostenuta dal popolo ebraico, delle sue tragedie e del suo rinascere dalle macerie.